domenica, dicembre 31, 2006

Una ricetta della signora Goethe madre di Wolfgang

Si prendano dodici mesi,
si puliscano bene dall’Angoscia,
dall’Amarezza,
dall’Avarizia e dalla Pedanteria...
e si spezzetti,
ogni mese,
in trentao trentun parti,
sicchè la quantità sia sufficiente
proprio per un anno.
Ogni giorno viene condito,
ad uno ad uno:
con una parte di Lavoro
e due di Gaiezza e Buon Umore.
Si aggiungano tre grandi cucchiai,
colmi d’Ottimismo,
un cucchiaio da tè di Tolleranza
ed un pizzico D’ironia ed una presa di Tatto.
Il tutto poi sia abbondantemente
Innaffiato d’AMORE!
Si decori infine il piatto
Con mazzetti di Piccole Attenzioni
E lo si serva, ogni giorno, con Letizia.

giovedì, dicembre 28, 2006

Tratto da http://www.canisciolti.info/

Saddam Hussein: Il tirannicidio inutile
Giovedì, 28 dicembre

I caduti della guerra in Iraq hanno superato i morti dell’11 settembre ma c’è ancora un morto che entrerà in questo triste novero: Saddam Hussein. Nonostante gli appelli per un atto di clemenza che nelle scorse settimane erano partiti da tutto il mondo (con l’esclusione dei governi americano e britannico) e che ieri hanno visto anche l’Italia farsi parte attiva perché la pena capitale venga tramutata in una condanna all’ergastolo, pare proprio non esista modo per bloccare l’impiccagione.
Giustizia dev’essere fatta a ogni costo, insomma, e poco conta se per questo verranno calpestate tutte le regole del diritto, anche quelle appena stabilite.

In questi giorni pare siano stati molte centinaia gli iracheni che si sono offerti come boia. Un consigliere del primo ministro Nouri al Maliki ha raccontato di uno sciita che lo ha chiamato da Londra, dove era fuggito molti anni fa e ha finito con fare fortuna: “Per favore, fate che io possa azionare la leva di quella botola, sono pronto a lasciare tutto e a tornare a Baghdad”. Saddam gli aveva fatto uccidere un fratello.
Sembra che per designare il boia si dovrà fare ricorso a un’estrazione a sorte.Come un regnante deposto da una nuova e peggior dittatura, l’ex rais ha scritto ieri al suo popolo chiedendo “l’unità davanti ai nemici del Paese”. “'Mi sacrifico – scrive - se Dio vuole ordinerà di pormi accanto ai martiri, ai veri uomini”.
Si tratta di un testamento spirituale, scritto in realtà alcune settimane fa, ma che diventa particolarmente attuale poiché l’esecuzione è ormai davvero imminente, anche se potrebbe essere ritardata, per ironia della sorte, dalla festa islamica “del Sacrificio”, che inizierà sabato.
Ben diversa è invece l’atmosfera nelle strade del Paese. Già ieri, dopo che la Corte d’appello ha reso nota la sua decisione, nella capitale sono stati sparati numerosi colpi di mortaio, da un quartiere all’altro, ben più del solito.
Allo stesso tempo si sono diffuse una serie di voci incontrollate secondo cui i sostenitori di Saddam si preparerebbero a rapire almeno 2000 persone vicine agli alti funzionari dello Stato, che saranno uccise tutte insieme non appena sarà data la notizia dell’avvenuta esecuzione. Mentre molti deputati definiscono l’impiccagione di Saddam come “un punto di svolta nella storia del Paese”, la soddisfazione, se non l’esplicita felicità, ma pure il timore di una ulteriore impennata della violenza, domina gran parte dei discorsi nelle piazze di Baghdad, o delle altre maggiori città, come riferisce la stampa locale.

A Tikrit, città natale dell’ ex rais, Nasim Jaber, un insegnate di 51 anni affermava oggi che “la decisione di impiccare l’ex presidente non rappresenta il volere del saggio uomo in America, ma bensì quello degli iraniani, la cui storia è scritta nell’odio per gli arabi”.
In un paese allo sbando, dove lo Stato non controlla il territorio, i cittadini muoiono a decine in attentati a cadenza quotidiana e le truppe anglo-americane assistono all’incipiente guerra civile, il primo vero atto di sovranità del governo iracheno sarà dunque l’esecuzione della condanna a morte di Saddam.

Nel sinistro contro alla rovescia avviato ieri e contro cui è si è levata la voce del mondo occidentale civile, non è inscritta solo una violazione dei diritti umani, sebbene a scapito di un tiranno responsabile di efferate persecuzioni verso il suo popolo, ma anche l’ennesima conferma del disastro americano in Iraq.
La condanna di Saddam è infatti prima di tutto la vendetta della maggioranza sciita sull’ex dittatore sunnita, come dimostra peraltro lo scontro ai vertici delle stesse istituzioni irachene tra il premier Nouri al-Maliki (sciita) e il presidente Jalal Talabani (curdo, ma contrario all'esecuzione).

Prima ancora che materia per le diplomazie occidentali e per Amnesty International, la fine di Saddam - ostaggio e vittima di quel puzzle di etnie e confessioni che per un quarto di secolo l’ex rais aveva tenuto insieme sotto un tallone di ferro - dovrebbe zittire una volta di più quei think tank neoconservatori che hanno teorizzato l’esportazione della democrazia in Iraq, salvo non sapere da dove l’opera potesse avere inizio; per i bravi manualisti che hanno ingolfato libri, giornali e riviste sulle virtù del nation building, salvo ritrovarsi a fare i conti con una nazione inesistente e impossibile, la cui unica occasione di palingenesi è il tirannicidio, in quanto cruenta vendetta di una parte sull’altra.
L'unico merito storico acquisito in Iraq dai teorici della guerra preventiva è aver capovolto von Clausewitz, trasformando la politica in prosecuzione della guerra. E il tirannicidio non fa altro che confermare il disastro irakeno firmato dagli Usa e dai suoi sodali. Come quel Tony Blair che ancora ieri inneggiava a valori universali da difendere da parte di un Occidente che crede “nella tolleranza religiosa, nell'essere aperti agli altri, nella democrazia, nella libertà e nei diritti umani garantiti da tribunali laici” e che si dice consapevole “che non si può sconfiggere un’ideologia fanatica imprigionando o uccidendo i suoi leader: bisogna sconfiggerne le idee”.

Saddam andrà comunque a morte mentre Bush non mostra cedimento, pronto ad inviare nuove truppe. Alla fine, i caduti in Iraq saranno troppi rispetto ai morti dell’11 settembre.

di Neri Santorini - Altrenotizie.org

martedì, dicembre 26, 2006

anch'io col cappellino

con un po' di imbarazzo ma pubblico la mia foto così evitiamo di sacralizzare ancora una volta questo benedetto alessio(non me ne volere), ma va a finire che il blog lo intitoliamo "SOS for alessio only"

il mio cappellino stile bonnie and clide risale agli antichi anni 50 era del mio nonno e ieri me lo sono ritrovata in testa... con le cugine è carnevale ad ogni festa non so se si vede!

passate delle belle vacanze,mangiate bevete ma cerchiamo anche di goderci un po' la famiglia e le cose semplici invece di rincorrere cazzate nei negozi...

buona pasqua a tutti

franci

marta ti aspettoooooooo ( e chi volesse....)

lunedì, dicembre 25, 2006

BUON NATALE S.O.S

E con questa immagine di un Alessio genovese che si fuma le lucine di Natale...do un bel bacio a tutti voi e vi auguro di passare un Buon Natale e dei sereni giorni di feste...
Letterina a Babbo Natale di Luciana Littizzetto
> Caro Babbo Natale,
> io vorrei che quest'anno per Natale tutti
> diventassero più buoni e io più figa.
> Se ti avanza tempo vorrei anche che facessi
> diventare un po' più furbo il mio fidanzato
> ma se pensi che anche per te, che sei Babbo, esaudire
> quest'ultimo desiderio sia proprio una mission
> impossibol, buttami pure giù dalla canna fumaria
> un attaccante giovane di 25 anni che mi accontento :
> uno tipo Tacchinardi va già bene.
> Se per caso, Babbone caro, nel tuo lungo andare
> lassù sulle montagne, tra boschi e valli d'or,
> ti capita di incrociare ad un autogrill i re Magi,
> avvertili che sto aspettando anche loro, e mi raccomando:
> avvisa la stella cometa che siccome piazza Statuto è sempre un
> carnaio, indichi pure il cammino da via San Donato, quella strada stretta e
> intasata, dove i pullman sono costretti a viaggiare sui muri come fanno i
> gechi. > Visto che non ho il camino appenderò tre calze al termo del tinello.
> Una contenitiva per l'oro, che a riempirla anche tanto non si sfonda,
> una autoreggente per l'incenso così i bastoncini profumati stanno su belli
> dritti e non si spezzano e un fantasmino da mocassino per la mirra.
> E' piccino ma basta. Mi risulta che la mirra sia un antibiotico
> Quindi mi bastano 5 capsule, ciclo completo, 2 o 3 non servono...
> faglielo sapere a Baldassarre.
> Mio caro Babbo, non vedo l'ora di farti un po' di coccole. Se vuoi ti
> preparo la vasca da bagno e la riempio di schiuma.
> Darti una bella ripassata non ti farà male. Da che ti conosco ci hai
> sempre lo stesso
> vestito e in più vai in giro con 6 renne... non
> profumerai certo di gelsomino. Sotto le ascelle mi sa che ti cresce il
> muschio da mettere nel presepe.
> Ora ti lascio, caro Babbo Natale.
> Se non puoi passare da me, fa niente. Mi han detto > che la felicità è dietro l'angolo, tu dimmi solo in quale isolato.
> E se puoi, mandami comunque un pensiero, magari due cri cri e
> salutami tanto quella Befana di tua sorella.
> > P.S.: Ah, dimenticavo: se ti riesce mandaci di nuovo un pò di neve che
> qui di bianco ci è rimasta solo la forfora.

giovedì, dicembre 14, 2006

Da Mantova a Mosca [11 settembre 2005-7 ottobre 2006] IN RICORDO DI Anna Politkovskaja

Ricordo la Politkovskaya a Mantova
Ricordo Mantova, il prim’anno e dal prim’anno
la sorpresa, l’imbarazzo e l’impotenza
del doverti curare – scriverne, accompagnare, scortare, interpretare, tradurre, fotografare, presentare – mostri o fate, autori lontani dal tuo sfogliare
accettare questo negli anni
distillato e interiorizzato come parte del segreto dei Gonzaga e del Festival
Tutto
delle cangianti, mai devianti sempre intense, sfumature di quel BLU
altri riflessi della luce di Mattia da quel blu

Ricordo la Politkovskaya
Ricordo di un'anziana signora, insegnante pugliese in pensione, in fila disciplinata da una ora Una e 45
minuti quarantacinque
Ricordo il rosso porpora delle ancor barocche poltrone del Teatro Sociale
le maschere in divisa dismessa, imbalsamate
a lasciar spazio e braccia alle magliette blu disfatte ma non disgregate dall’ultimo giorno di festival

Ricordo il suo arrivo tenace e tagliente
la voracitá di Flores D’Arcais che affonda senza rimorso né percezione
la mia presentazione

Ricordo un dietro le quinte
minimalista di minima attesa
spinta dai miei fagocitati onnipresenti Capitani
fiduciosi, fiduciati
Condividendo la colazione dei tecnici delle luci e attendendo un istante propizio
qualsiasi
purché consono a riprender doverosa parola di introduzione
ormai fuori da qualsiasi tempo

Ricordo di essere stata catapultata e lanciata
senza avvisaglia alcuna
in quel momento, inesistente
di aver puntualmente sbagliato la pronuncia
e ricevuto il pronto puntito commento di D’Arcais lá in acre affilata attesa

Ricordo the professional russian-speaking nella contrastante vitalitá della sua lunga bionda chioma
il suo esteso inglobante sorriso
altrettanto sormontato nello smorzare i toni di tal crudo scenario

Ricordo le espressioni senza speranza
Spianate atterrate strozzate
Che nessun sinonimo avrebbe potuto smorzare

Ricordo la reticenza finale
e gli occhi impreparati e disarmati del pubblico in fuga

Astanti ancora in attesa
dopo il rifiuto di qualsiasi traccia scritta
sulle personali copie appena acquistate

Ricordo la mia richiesta
piccola e sospirante
di un orsetto che retorna
che giá c’era
tenue tinta pastello stridente davanti a tanto grigio
stretto dentro questo

A sorpresa una calligrafia aereata
Inchiostro ancora blu che custodiva incosciente tutto il respiro sottratto a quella giornata
e a quella vita
Ora e forse allora

Ricordo la mia richiesta ultima
non piú inappropriata
perché solo a Betta destinata
che lí non poteva essere
e ricordando
unisco a quel biglietto il mio sollievo nel ricordare
inspiegabilmente rincuorata dal fatto che lei non lo possa fare.

Ricordo la Politkovskaya
Come anni prima ricordavamo Pontiggia

Commossa e scossa dal pensiero di un uomo tanto amato
e da colui che l’ha accompagnato
Privato del privilegio di un dopo Mantova

Corrotta e turbata
da come si possa piangere chi ha lasciato impeto e sgomento
Quale volto possa assumere nel ricordo chi non puó essere stato amato.
… Quali impressioni poteva lasciarvi chi l’ha accompagnata, nella sua impressione.

Ricordo la Politkovskaya
Ricordo Mantova
Che di volti ne ha tanti, cangianti e brillanti.

Ricordo Domenica 11 Settembre 2005, Mattina
e “LA FOTO NON É DISPONIBILE”

martedì, dicembre 12, 2006

non ci si crede..

Zena in altalena, sospinti dal vento di mare (...che vuol dire?)



Salve cari condomini,
mi scuso con voi tutti per l'assenteismo recidivo degli ultimi tempi: non è vero che non vi ami ( come dice la canzone sulla lontananza, che sai, fa dimenticare chi...).
Sono solo molto impegnato.
Al momento mi trovo a Zena (Genova per gli infedeli),in occasione di una fiera, e tengo uno stand per un commerciante di dolci siciliani in piazza Caricamento, di fronte l'Acquario. Rimarrò qui fino al venti, quindi: se maometto non va alla montagna, gli amici lo vengano a trovare e portino del buon vino e chissenefrega della montagna!
Un richiamo particolare alla signorina Bacigalupo, che se non erro dovrebbe trovarsi da queste parti: Vieni a mostrarmi la città, ché sto diventando un troppo assiduo frequentatore di malfamati carrugi!
A presto a voialtri tutti!

sabato, dicembre 09, 2006

venerdì, dicembre 08, 2006

mi adeguo...


Hey...guardate che io sto cercando di impegnarmi per entrare all' S.O.S.... espongo qualche fotina anche io...Aiut!
Peccato che è stato tutto così male organizzato e un po' all'ultimo...altrimenti era una bella scusa per invitarvi qua...